Lo N'goni è un strumento antichissimo, originario di svariati gruppi etnici delle savane del Sahel, diffuso soprattutto in Mali, Burkina Faso, Niger, Liberia e Senegal. Esistono due principali categorie di strumenti denominati n'goni, strumenti ad arpa (kamale n'goni, dozo n'goni), e strumenti a pizzico (n'goni, djeli n'goni).
Lo n'goni, vero e proprio, a pizzico, è composto da una cassa di risonanza di forma ovale che può essere fabbricata attraverso l'incavatura di un tronco di legno o ricavata da una zucca ovale ed allungata tagliata a metà.La cassa di risonanza è ricoperta da una pelle di capra. Tra la cassa e la pelle è incastonato un bastone. Sull'estremità superiore del bastone vengono fissate le corde (generalmente 3, 4 o 5), tese fino ad un foro, effettuato nella pelle di capra, creato per la fuoriuscita del suono. Le dimensioni del bastone variano tra i 50 cm e i 60 cm. Mentre la cassa di risonanza può misurare da un minimo di 30 cm fino ad un massimo di 40-50 cm di lunghezza (per 10-20 cm di profondità). Lo n'goni è un odegli strumenti più usati dai djeli (o griot), lo djeli n'goni è il loro strumento ed è come uno n'goni ma più grande.
I due principali n'goni ad arpa solo il Dozo N'goni (suonato tradizionalmente dai dozo, "cacciatori" in lingua Bambarà) e il Kamale N'goni (suonato dai griots e dai musicisti in feste, matrimoni, spettacoli, ecc.). Sono costituiti da mezza zucca circolare che fa da cassa di risonanza su cui viene montata una pelle di capra. Il manico, di legno, è infilato nella zucca parallelo alla pelle e vi sono fissate le corde che variano da un minimo di 6 (dozo n'goni) fino a 14 (kamale n'goni). Il numero di corde varia a seconda dell'etnia e della provenienza. Alle volte in cima al manico viene montata una sonagliera simile a quella usata sui djembe per colorire il suono.
In Burkina Faso una leggenda racconta che lo N'goni sia stato inventato dal noto cacciatore Suliman. C'era una volta Suliman, coraggioso cacciatore Senufo. Suliman si svegliava ogni mattina molto presto per andare a cacciare. Una notte, in sogno, udì una voce che gli spiegò come fabbricare uno strumento musicale che si chiamava N'goni. All'indomani si svegliò come ogni giorno per andare a caccia e si ricordò del sogno. Passò tutta la mattina ripensando a quella voce, senza riuscire però a dare un senso alla faccenda. A metà giornata, stanco di tanto camminare, decise di riposarsi un po' e si coricò ai piedi di un grosso albero.Improvvisamente fu svegliato da un rumore proveniente da un cespuglio lì vicino. In quella, scattò in piedi, afferrò la sua arma, se la posizionò rapidamente sulla spalla e sparò a ciò che credeva essere un animale. Si avvicinò con circospezione al cespuglio per vedere di che si trattava, ma non trovò nulla apparte le foglie che aveva mosso con lo sparo. Deluso, decise di proseguire la sua giornata di caccia. Ma appena voltò le spalle, proveniente dal cespuglio, tornò a manifestarsi la stessa voce del sogno che gli spiegò un'altra volta come fabbricare lo N'goni. Appena tornato a casa, Suliman si mise subito al lavoro. Prese una zucca, una pelle di capra e del legno e cominciò a forgiare lo strumento che la voce gli aveva descritto. Quando lo terminò, lo chiamò Dozo N'goni ("N'goni del cacciatore") e da allora viene sempre utilizzato per decantare le gesta dei cacciatori valorosi.
In Mali invece si racconta che lo strumento originario fosse composto di una sola corda e che fosse lo strumento favorito dei pastori di etnia Fulè o Peul, che lo utilizzavano per accompagnare al pascolo i greggi di pecore e le mandrie di vacche. Poco a poco lo N'goni, per opera dei virtuosi griots Malinkè, ha conosciuto un'evoluzione che l'ha portato alla versione a 4 corde, che risultava musicalmente più complessa e più gradevole all'ascolto. Da questa vicenda deriva l'appellativo Jeli N'goni, ovvero "Liuto dei Griots". Oggi presso i Peul è dotato di 3 corde ed è noto con il nome di Gaaci. Svolge un'importante ruolo anche nella società odierna perchè è utilizzato in differenti situazioni: dallo svago ai matrimoni, dalla festa del Tabaski a quella di fine Ramadan. E' uno strumento simbolo di pace e unione ed è sempre portatore di buone novelle. Ne esiste anche una versione monocorde, che rievoca quella originaria, chiamata Molaaru. Viene suonata spesso sola oppure, in rappresentazioni e spettacoli pubblici, anch'essa accompagnata da strumenti come calebasse, tunbudé e piccole percussioni.Presso i Soninkè è chiamato Ganbarè ed è composto di 3 o 4 corde, ognuna delle quali ha un nome proprio. E' solitamente accompagnato da 2 percussioni che si suonano in piedi per suonare nello stile Sunke (che letteralmente significa "chiacchierata intima"), genere musicale specificamente rappresentativo della tradizione Soninkè ed utilizzato in diverse occasioni: battesimi, circoncisioni, matrimoni, festa del Tabaski e di fine Ramadan. Il Ganbarè è utilizzato anche per animare le feste e le manifestazioni dei griots.
. Baba Sissoko e il suo n'goni "moderno"
3 comments:
ecco, mi hanno appena portato uno n'goni a sette corde da Bamako. La domanda: come si accorda? Che note deve avere sulle corde? (quasi quasi lo spedisco a baba sissoko e ci faccio mettere le chiavi...
che spettacolo di sito grande Simon bellissimo non sapevo della sua esistenza
sono unchitarrista e mi hanno regalato un'arpa africana.
Vorrei accordarla, ...e magari poi anche suonarla(!!), ..qualcuno mi sa dire quali note devo cercare?
Grazie!
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